B
uio quasi fitto sull’avvio del  Casale di Misterbianco e,  fino a poco tempo fa, solo cinque pergamene documentavano presenza e attività nell’area, nel XIV secolo, con esistenza di terre e vigne nella contrada.

L’abito carmelitano,Francis Aidan Gasquet Published in London.
Image of Carmelite Friar – English Monastic Life

Si tratta di tre donazioni e due permute.

“Contrada Monasterii Albi” è scritto in due pergamene, una del 20 giugno 1343 e l’altra del 28 luglio 1346.

“Contrada Sancte Marie de Monasterio Albo” è detto nella donazione del 24 gennaio 1354 e nelle due permute del 31 luglio 1354 e del 22 agosto 1358.

Sulla Contrada Monasterii Albi, in quegli anni, non sappiamo altro.

Misterbianco era una contrada catanese

Ma di Catania – e la nostra contrada è una contrada catanese – conosciamo ombre e luci.

Catania-Paternò (e perciò Misterbianco) sono città di re e soprattutto di regine.

Già, Paternò.

Negli anni delle prime notizie sul casale misterbianchese, si intrecciano permute e relazioni tra le due comunità.

Poco, quasi nulla su Misterbianco dal 1400.

Rimangono solo le copertine quattrocentesche dei sette registri parrocchiali di battesimi, salvati dall’antico Misterbianco.

Straordinari documenti, strappati con cura amorevole alla lava.

Il 1400 sarà un secolo di crescita e di conflitti

È enorme il potere della Curia vescovile, ma crescono anche autorità laiche, della nobiltà feudale e di un patriziato cittadino, che non è sinonimo di nobiltà feudale.

Ed è presente anche una Catania “popolare”, di una nascente borghesia.

Un esempio sono i Trigona che, come sappiamo, acquisteranno Misterbianco.

Gabellotti: da borghesi a nobili

I Trigona erano esponenti della borghesia, imprenditori agricoli (o gabellotti) che, approfittando dell’incapacità della classe nobiliare di gestire i propri feudi, avevano accumulato una grande ricchezza, gestita anche con una politica matrimoniale strategica.

Nel 1494, Nicola de Trigona è iscritto alla “Mastra nobile” di Piazza Armerina30, ricca città demaniale.

È questa una base di lancio per una dirompente ascesa.

Comincia la corsa all’acquisto di feudi, di titoli nobiliari prestigiosi e di importanti cariche pubbliche.

I Trigona si dirameranno da Piazza Armerina in altre città demaniali, dove entrano nella “Mastra Nobile”, come a Caltagirone, a Catania, a Noto.

Nel primo Seicento, la Spagna vende tutto il vendibile del suo Demanio, con la formazione di un centinaio di comuni feudali

Il secolo vide, infatti, una crisi economica europea e anche siciliana, mentre la Spagna cercava di affrontare i costi della guerra dei Trent’anni e la diminuzione dei metalli preziosi dall’America.

Il mercante genovese Massa acquistò il Casale di Misterbianco con il territorio, il vassallaggio, il mero e misto imperio (cioè la delega di tutti i poteri: politico, amministrativo, fiscale, militare, giudiziario).

Lo rivendette subito dopo come feudo a Vespasiano Trigona e ciò sancì il suo distacco da Catania e la costituzione in casale autonomo.

Nel possesso del  feudo gli succedette il figlio Domenico Trigona Bellia nel 1655, il quale fu ufficialmente investito del possesso della terra di Misterbianco il 10 marzo 1669.

Pietro Domenico Trigona il 24 giugno 1685, ricevette investitura del titolo di I° Duca di Misterbianco con privilegio concessogli dal re Carlo II di Spagna.

Il Ducato di Misterbianco rimase in possesso della famiglia Trigona fino alla sua soppressione avvenuta nel 1812, anno della promulgazione della Costituzione siciliana concessa dal re Ferdinando III di Borbone, che sancì l’abolizione del feudalesimo nel Regno di Sicilia.

Monasterium Album, Misterbianco, Mustarjancu

Il nome che contraddistingue il capoluogo deriva da “Monaster Bianco” (in latino Monasterium Album, ma denominato in siciliano “Mustarjancu”).

Così era detta la fondazione benedettina (probabilmente domenicani o camaldolesi, che indossano un saio bianco, o per via della tinta esterna a calce delle costruzioni) posta in una fertile posizione alle pendici dell’Etna.

Da quello si sviluppò la grande Chiesa Madre e che fu distrutta, insieme al paese, dall’eruzione dell’Etna del 1669.

La ricostruzione nel nuovo centro avvenne, su autorizzazione del Regio Patrimonio, su un terreno posto più a valle del precedente, a partire dal 24 novembre 1670.

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NB: ASP T.R.P. Riveli b. 1316 del 1624 e del 1607 sono stati utilizzati su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali. Gli originali si trovano presso la Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo; copie all’Archivio Storico di Misterbianco.