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ggi possiamo visitare la Chiesa Madre dell’antico Misterbianco. Una piccola Pompei. Quali altri monumenti esistono, liberati dall’abito di pietra che li nascondeva al mondo, essendo stati sommersi, incapsulati da una tremenda ondata lavica?

Maria delle Grazie. Statua di scuola gaginiana dell’Antico Casale, 

ora nella Chiesa Madre di Misterbianco

Il fiume di lava che ricoprì la Chiesa Madre di Misterbianco sommerse tutto ma non riuscì a sovrastare il campanile più alto, il Campanarazzu, che divenne il simbolo dell’antico Misterbianco e ne tramandò la memoria.

L’unicità della chiesa liberata è, anche in ciò che contiene: una Cappella medioevale e una grande chiesa rinascimentale e tardo rinascimentale.

Particolare chiesa liberata dalla lava dell’antico Misterbianco.
Foto Cettina Santagati

Il mistero sul monastero originario che dà origine alla chiesa e al casale, è rimasto fitto fino alla ricostruzione storica fatta nel libro “Le case dei gelsi”, dove si sono trovate tracce importanti di un’origine carmelitana.

Dei documenti del 1300, che parlano della contrada, di solito si focalizza l’attenzione su “Monasterio Albo”, ma la scritta così non è completa:

la denominazione è “Contrata Ecclesie Sancte Marie de Monasterio Albo” oppure “contrata Sancte Marie de Monasterio Albo”.

La contrada indica la chiesa di Maria del Monastero Bianco. Più che il bianco è Maria la chiave, per capire.

E un’ipotesi non campata in aria, vede i primi eremiti del monte Carmelo costruire una cappella su un’altura e intorno le loro celle.

Dedicarono questa cappella (la nostra Cappella gotica) alla beata Vergine Maria.

Perché nella Vergine Maria i Carmelitani trovano l’immagine perfetta di tutto ciò che sperano:entrare in una relazione intima con Cristo, essere totalmente aperti alla volontà di Dio”. E, infatti, Anche se non ci fossero le conferme di un monastero carmelitano nel 1600, per l’antico Misterbianco, si afferma l’ipotesi dei Carmelitani, per la loro centralità al culto di Maria, per la loro cappa bianca, per i loro insediamenti “leggeri” in cellette intorno a una cappella, per il loro legame con la tradizione ascetica, di cui sant’Antonio Abate è un elemento centrale, per i loro legami con gli ordini mendicanti francescani e domenicani che, come vedremo, lasciano tracce significative.

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NB: ASP T.R.P. Riveli b. 1316 del 1624 e del 1607 sono stati utilizzati su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali. Gli originali si trovano presso la Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo; copie all’Archivio Storico di Misterbianco.