L’
idea di realizzare la mappa dell’Antico Misterbianco – dice Josè Calabrò – inizia da qui, nel momento in cui ci siamo immergersi e siamo sprofondati nei Riveli, straordinario patrimonio siciliano e misterbianchese. Ma cosa sono i Riveli?
I Riveli di anime e beni
A partire dal XVI e fino al XIX secolo, nel Regno di Sicilia fu introdotto l’obbligo di compilare i “Riveli delle anime e dei beni”, un censimento il cui scopo era quello di accertare età e possedimenti della popolazione per fini militari e fiscali.
Dal 1569, ogni capofamiglia dichiarava allo Stato anime e beni (persone e averi): nomi di tutti i membri della famiglia, età dei maschi e, poi case, vicini di casa, terreni, animali, crediti, debiti, affitti.
Il censimento serviva a stabilire il numero di uomini atti alle armi e a fare la stima del patrimonio posseduto.
Ebbene, questi straordinari censimenti esistevano anche su Misterbianco, conservati all’Archivio di Stato di Palermo.
Imperatore Carlo V
Non solo Riveli ma anche Rogiti
Ma la raccolta di documenti sull’Antico Misterbianco non comincia qui.
Mimmo Murabito, uno dei fondatori della Fondazione culturale “Monasterium Album”, ha messo a disposizione del progetto le sue conoscenze sui Rogiti notarili e sui notai dell’antico Comune, su un’Antica Giuliana del 1628 che ci informa di beni immobili, nel vecchio comune, con relativi confini situati nei quartieri, nelle strade e nelle piazze e poi sulla visita pastorale effettuata dal vescovo Michelangelo Bonadies, del 30 novembre 1666, che è stata la traccia per poter posizionare le chiese, seguendo il percorso effettuato dal vescovo.
Questi dati, uniti alle informazioni dei Riveli, hanno consentito di progettare una mappa ipotetica del Vecchio Comune.
I Riveli, con le 3.642 pagine esaminate e con il loro censimento analitico su tutta la popolazione, hanno veramente dato la solida, unica base possibile al progetto di ricostruzione documentata del Casale.
L’ identificazione dei contribuenti: fuochi, anime, beni
L’identificazione dei contribuenti fu già all’inizio del ‘500 uno dei problemi che il Vicereame di Sicilia – dipendente dalla monarchia spagnola impegnata in guerre imperialistiche e alle prese con un grave deficit di bilancio- si trovò ad affrontare per una più veritiera ripartizione del carico tributario.
La procedura è prescritta dalle Istruzioni date nel 1548 dal vicerè Giovanni De Vega per conto dell’imperatore Carlo V, affinché “..si numerassiro li fochi et discrivissero li facultà di tutti li cità et terri del preditto Regno per poterse reformare la taxia di li colletti et donativi regii ordinarij e straordinarij, a talchè ogni cità, terra et loco habbi di pagari la ratha che debitamenti si competixe su la sua facultà et di sgravarsi o quelli che per tal censo si trovassiro gravati.”
L’incarico della descrizione per le varie località dell’Isola spettava a ventidue personi di qualità integri e virtuosi, ciascuno coadiuvato da una persona religiosa e da uno scrivano.
Costoro dovevano “investigari et sapere lo numero di li fochi et la qualità et quantità della facultà de la università come di particolari, dove li tenino et in che consistino senza exceptione di persona alcuna conforme a quillo che per nostre istrutioni vi è ordinato, usando forma et espediente tale che se ni sappia la verità, di sorte che nixuno in tutto oy in parte li possa occultare maliziosamente nè celeratamente.”
Agli incaricati doveva essere prestato ogni aiuto dalle autorità locali.
Ogni capofamiglia doveva compilare sotto giuramento un memoriale con l’indicazione di tucti soi beni debiti et crediti cum la summa di quello che veramente valissiru e di quello che duvissiro dari et richipiri.
Stemma Vicerè di Sicilia
Troviamo nomi, molti nomi, nei Riveli
Troviamo nomi propri conosciuti accanto a nomi per noi nuovi Olimpia, Diana o Deana, Fabia, Flavia, Carmenia, Erasmo, Febronia, Manfrè (sì, è un nome proprio), Rocco, Santoro/a, Thomaso, Vennera; moltissimi Agatha e Aghatino, Catherina, Angila, o Angela, Antonio o Antonino, Gioseppe, Dominico o Dominica, Nicolò, Nunzio, Natali, Pasquali.
I cognomi, spesso, sono quasi un peccu nato da una caratteristica: come l’essere priva di terra, La Privitera; di provenienza, come Nicosia; riferita a Santi, come Sant’Agati o alla attività svolta, come Carbonaro o Scuderi o all’essere figlio, come Di Maria; di caratteristiche fisiche o di comportamento, come Longo o Bruno.
I cognomi sono, a volte, identici agli attuali; a volte collegabili, in altri casi, scomparsi.
S. Agathae diventerà Santagati; S.to Nocito diventerà Santonocito; Ricciardello è ora Licciardello; Surito è diventato Fiorito; Bello Fiore è antenato di Belfiore.
I vicoli, i quartierini, gli agglomerati di case, erano detti Rughe; nel 1624, alcune Rughe cambiano in Girate, strade più lunghe e più larghe.
E poi i Quartieri e le Contrade.
Viene fuori una dimensione dell’antico Misterbianco di tutto rispetto
Se Catania, nel 1651, aveva 11.340 abitanti e Misterbianco 3.656, non c’è, da stupirsi che rimanga una Matrice come quella straordinaria che possiamo visitare.
Una considerazione: Catania, nel Seicento, trae la forza dai suoi casali, senza di essi è solo la nona città siciliana.
Multiforme, plurinominato, ecco come è chiamato, il grande Casale/Terra.
In ogni Rivelo, spesso un nome diverso: Mosterbianco, Misteri Blanco, Mosteri Branco, Mostero Branco, Misteri Branco, Musteribianco, Misteri Bianco, Muster Bianco, Mosterblanco, Mostero Bianco, Mester Blanco, Mosteri Blanco. E ancora: Moste Bianco, Mester Bianco, Mestir Bianco, Mesteriblanco, MesterBiaco, Mister Biace, Misterblanco, Mister Bianco, Moste Blanco, Mistereiblanco, Moster Blanco, Mistere Bianco, Moster Biaco, Mister Biaco, Mustier Bianco, Master Bianco, Misterebianco, Mister Branco, Musteribianco, Mosteri Bianco, Mister Braco, Mister Biaco, Mister Blanche, Misteribianco, Muster Banco, Musteri Banco, Mosterbianco, Misterbiancho, Musteri Branco, Mostarbianco, Mesteri Bianco, Mester Banco, Moster Bianco, Musteri Bianco, Masteri Bianco.
NB: ASP T.R.P. Riveli b. 1316 del 1624 sono stati utilizzati su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali. Gli originali si trovano presso la Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo; copie all’Archivio Storico di Misterbianco.
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NB: ASP T.R.P. Riveli b. 1316 del 1624 e del 1607 sono stati utilizzati su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali. Gli originali si trovano presso la Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo; copie all’Archivio Storico di Misterbianco.